sabato 17 maggio 2014

Dmitry Kochanovich (1972-...)

Gli abitanti della Città di Kitezh restano convinti assertori dell'importanza del ruolo sociale e collettivo dell'arte, e ritengono che le manifestazioni di sedicente 'arte contemporanea' - che ingrassano le trippe già rigonfie di un club molto esclusivo di critici e collezionisti - non ricoprano in nessun modo tale fondamentale funzione. Da circa un centinaio di anni, oseremmo dire. 
E no, impiantare in mezzo alla strada il grande museo-container dell'archistar di grido, o il monumento costruttivista-astratto - magari anche con la pretesa dichiarata di educare i poveri plebei costringendoli a tollerare linguaggi formali ormai addomesticati dall'industria culturale e svuotati di ogni carica rigenerante - non significa affatto "fare del sociale". Significa essere stronzi.

Ciò premesso, fa molto piacere veder circolare sul web l'opera di Dmitry Kochanovich, originario della costa del Mar Nero e attivo professionalmente da più di vent'anni. Pittore estremamente tecnico, artigianale, dotato di mezzi virtuosistici specialmente apprezzabili nelle sue prove più recenti, presenta un universo figurativo per certi versi ambiguo, la cui qualità appare spesso di difficile definizione. 

martedì 6 maggio 2014

Child of Light, o del difficile equilibrio di un'operetta estetica

Supportato da un controllatissimo battage pubblicitario e dal sempre felice tocco di Yoshitaka Amano (autore dello splendido poster incluso nell'edizione deluxe), fin dalla comparsa dei primi video promozionali questo Child of Light non ha mai voluto nascondere quale fosse il proprio obiettivo: quello di voler essere, primariamente, una sorta di operetta estetica.

"Estetica", nella misura in cui questo gioco fonda il 99% della propria efficacia sulla mera forma: l'art direction, la grafica, l'aspetto esteriore... insomma, tutto ciò che al 99% dei casi riesce a determinare il successo di un videogioco moderno presso il pubblico generalista, e che al 99% dei casi la sedicente 'critica specializzata' accantona quasi con disprezzo, alla ricerca spasmodica di un contenuto. E qui sta la vera, a suo modo geniale trovata del gioco: di contenuto, in Child of Light, non se ne vede nemmeno l'ombra.
Più nello specifico, in Child of Light tutti gli elementi che in qualsiasi altro videogioco concorrerebbero a definirne il contenuto (trama, caratterizzazione dei personaggi, gameplay etc.) sono totalmente asserviti alla forma, e non vogliono - né, tantomeno, potrebbero - sussistere al di fuori di essa. Se gli sviluppatori Ubisoft non avessero saputo dotare la propria creatura di quella smagliante apparenza che sta affascinando critica e pubblico, il gioco non sarebbe potuto sopravvivere in nessun'altra veste.