Gli abitanti della Città di Kitezh restano convinti assertori dell'importanza del ruolo sociale e collettivo dell'arte, e ritengono che le manifestazioni di sedicente 'arte contemporanea' - che ingrassano le trippe già rigonfie di un club molto esclusivo di critici e collezionisti - non ricoprano in nessun modo tale fondamentale funzione. Da circa un centinaio di anni, oseremmo dire.
E no, impiantare in mezzo alla strada il grande museo-container dell'archistar di grido, o il monumento costruttivista-astratto - magari anche con la pretesa dichiarata di educare i poveri plebei costringendoli a tollerare linguaggi formali ormai addomesticati dall'industria culturale e svuotati di ogni carica rigenerante - non significa affatto "fare del sociale". Significa essere stronzi.
Ciò premesso, fa molto piacere veder circolare sul web l'opera di Dmitry Kochanovich, originario della costa del Mar Nero e attivo professionalmente da più di vent'anni. Pittore estremamente tecnico, artigianale, dotato di mezzi virtuosistici specialmente apprezzabili nelle sue prove più recenti, presenta un universo figurativo per certi versi ambiguo, la cui qualità appare spesso di difficile definizione.