giovedì 24 ottobre 2013

Zerocalcare - Dodici

Insomma, è bravo, questo famoso Zerocalcare?
Abbastanza. Il suo tratto è pulito, le sue pagine presentano il più delle volte un discreto ritmo, e in linea di massima la sua produzione riesce spesso a divertire. Il suo secondo lavoro Un polpo alla gola, aveva rivelato discrete doti di narratore, la capacità di inventare una storia originale e di saperla 'portare' al lettore con i tempi giusti, e il supporto di un registro agrodolce ben equilibrato. Resta, finora, il suo prodotto migliore.
Al contrario questo ultimo libro, Dodici, appare purtroppo come un lavoro mediocre, nel quale i difetti congeniti del marchio Zerocalcare emergono con prepotenza preoccupante.

Il problema qui non sta tanto nella vicenda raccontata (che può interessare o meno), o nel modo di raccontarla: il problema sta nella sensazione di autotrofia che trasuda da ogni pagina dell'opera. Alla quarta opera in volume, Zerocalcare dimostra di sapersi alimentare solo di se stesso, e del suo universo personale: un universo che è stato già mostrato praticamente nella sua interezza ai tempi dei sui primissimi lavori, e che si presenta abitato da personaggi macchiettistici spesso simpatici, ma adatti principalmente al formato-striscia (quello, per intenderci, delle "storielle" pubblicate sul blog). Collocati in un contesto diegetico più vasto, essi mostrano la corda: il lettore affezionato di Zerocalcare conosce già come reagiranno Secco, Cinghiale e gli altri di fronte alle varie situazioni: il pretesto stesso della narrazione rischia dunque di venire meno sin dalle prime battute. Il lettore neofita, invece, viene trattato come un passante capitato per caso in una festa di sconosciuti: per comprendere appieno Dodici, bisogna infatti conoscere prima tutte le idiosincrasie dei protagonisti, il contesto in cui abitano (il quartiere romano di Rebibbia), il loro vissuto personale.
Zerocalcare, insomma, ha elaborato un altro lavoro destinato quasi esclusivamente a chi già conosce e apprezza la sua produzione: una mossa quantomeno ingenua, non solo perché riduce drasticamente il pubblico potenziale, ma anche perché palesa il limite intrinseco del suo universo contenutistico.
E qui arriviamo al punto: Dodici rivela impietosamente il vero punto debole di Zerocalcare, che è poi il punto debole di moltissimi narratori moderni (in senso lato) cresciuti nel pieno del nefasto fenomeno della "nostalgia degli anni 'XY" e del meme internettiano incontrollato. Egli non esprime contenuti nuovi, ma ricerca nel lettore i contenuti condivisi. La grande maggioranza del suo pubblico - lo dimostrano chiaramente sia i commenti al blog, sia le recensioni* - si rivolge a lui in cerca di una conferma di concetti già noti, di punti in comune. Per certi versi, Zerocalcare è la trasposizione in chiave fumettistica del tipico blogger di successo dell'era splinder, che si sperava fosse finalmente estinto. Speranza purtroppo vana.
Questa è la ragione principale per cui, se non saprà mutare e approfondire il suo repertorio, il fenomeno Zerocalcare tramonterà presto: e lo farà non appena sarà uscito un nuovo narratore capace di regalare palliativi simili in modo più simpatico e incisivo di quanto non sappia fare lui.
* Un esempio tra tanti: del resto il Doc (in altri casi apprezzabile) è una sorta di lettore-tipo creato in laboratorio di Zerocalcare.
(le immagini pubblicate sono tratte da www.zerocalcare.it)

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